Raggiungere una corretta esposizione valutaria all’interno di un portafoglio è una delle sfide dell’asset allocation. Quando si investe in un portafoglio di investimento diversificato globalmente, si pone infatti il problema di decidere come affrontare il rischio valutario.
Nella maggior parte dei casi gli strumenti esteri, come per esempio delle azioni dei paesi emergenti o dei titoli di Stato americani, sono denominati in una valuta diversa da quella domestica (che nel nostro caso è ovviamente l’Euro).
Un investitore che non abbia già in cassa riserve di valuta straniera con cui acquistare i propri strumenti esteri, si trova principalmente di fronte a due scelte:
- La prima opzione è quella di acquistare i titoli stranieri con propria valuta locale. Questo ovviamente implica un cambio di valuta al momento dell’acquisto, perché i titoli che si vanno a comprare restano denominati in valuta estera. Quando si investe, dunque, è come se si cambiasse il proprio denaro nella valuta straniera, così da poterli acquistare. L’investimento resterà però denominato nella valuta locale dell’investitore: questo vuol dire che un cambio del tasso di cambio tra le due valute avrà un effetto diretto sul valore del proprio investimento.
- Acquistare strumenti esteri che incorporano una protezione (hedging) dai mutamenti del tasso di cambio. La valuta in cui si effettua l’investimento è sempre quella locale dell’investitore, ma in questo caso gli strumenti esteri incorporano una protezione dai mutamenti del tasso di cambio. Questo vuol dire che l’andamento di questi strumenti replica quello che otterrebbe un investitore che investe comprando gli strumenti nella valuta in cui sono denominati.
Ovviamente le variazioni del tasso di cambio, andando a influire direttamente sulla performance, possono costituire un rischio e un’opportunità. In questo articolo proveremo a illustrare la nostra visione sul tasso di cambio. Ci concentreremo principalmente sul cambio Euro-Dollaro, che poi è quello che interessa di più la maggior parte degli investitori, essendo l’Euro la valuta domestica e il dollaro la valuta principale dei mercati finanziari internazionali.
Che cos’è il rischio valutario? E perché può essere un’opportunità?
Quali sono gli effetti di mutamenti del tasso di cambio sulle valute? In altre parole, in cosa consiste il rischio valutario? Immagina un investitore residente in Italia, che acquista quindi i propri strumenti utilizzando l’Euro.
Acquistare dei titoli statunitensi creerebbe un’esposizione considerevole rispetto al Dollaro per via del grande peso che la divisa statunitense ha sui mercati globali. Ciò vuol dire che se il dollaro perde di valore nei confronti dell’Euro gli investimenti in dollari perderanno di valore con esso, e viceversa, se il Dollaro si rafforza si avrà un effetto positivo sulla valutazione degli strumenti in dollari.Evidentemente il rischio valutario (come ogni rischio) è un’arma a doppio taglio: esso può condizionare negativamente la performance ma può anche portare rendimento extra, a seconda della direzione in cui andrà il tasso di cambio. La sfida per l’investitore è dunque quella di trovare l’esposizione valutaria migliore per ottimizzare il rapporto rischio/rendimento del proprio investimento.
Trovare la corretta esposizione valutaria
Data la natura ambivalente del rischio valutario, la soluzione più semplice, per chi scegliesse la diversificazione globale come strada per generare profitti, è quella della proporzionalità. Ciò vuol dire considerare il peso della capitalizzazione di mercato delle varie aree geografiche – con relative valute – rispetto ai mercati finanziari globali e optare per una distribuzione proporzionale 1 a 1. Così, se l’azionario denominato in dollari rappresentasse il 50% dell’azionario globale, il nostro portafoglio di azioni sarebbe per metà denominato in dollari.
Ovviamente la questione non è così semplice, compito dell’asset allocation è quello di porre dei correttivi all’esposizione proporzionale, per evitare che i rendimenti dei portafogli siano penalizzati, oppure che l’investimento faccia registrare troppa volatilità rispetto al livello desiderato dall’investitore.
Ci sono molti modi per limitare il rischio valutario. Si può scegliere di diminuire la propria esposizione in strumenti esteri. Esistono poi soluzioni di investimento che incorporano delle protezioni dai movimenti del tasso di cambio, anche per quanto riguarda gli Etf.
Queste soluzioni comportano dei costi extra per l’investitore, argomento che tratteremo in un prossimo articolo. Ciò che è importante capire è che per operare una di queste scelte è necessario avere un buon motivo per credere che essa ci porterà dei vantaggi.
Bisogna poi ricordarsi che il fattore valutario non è l’unico fattore da tenere in considerazione, bisogna pesare l’importanza di tutti i vari fattori quando si operano delle scelte di asset allocation. Per esempio, sacrificheresti l’esposizione geografica per limitare l’esposizione valutaria? Quando si decide di avere un approccio più tattico e cercare di aumentare i profitti facendo market timing sulle valute nell’ambito di una strategia multi-asset, bisogna saper motivare la decisione di fare tattica sulle valute e non su altri fattori.
Una delle principali ragioni per cui è sensato discostarsi, in una qualche misura, dalla distribuzione proporzionale è il controllo della volatilità. Per contenerla, è normale concentrarsi un po’ di più sulla valuta domestica, specialmente per i profili di rischio più basso.
Rischio valutario: rischio o opportunità?
Quindi, una volta individuata l’esposizione ottimale, come reagire ai mutamenti del tasso di cambio? Provare a inseguirli, cercando di anticipare i mercati o optare per un atteggiamento di neutralità? Ovviamente le risposte che si possono dare a questa domanda sono molteplici. A nostro avviso, bisogna tenere in considerazione che, nel lungo termine, l’effetto del tasso di cambio tra le valute dei paesi sviluppati tende a bilanciarsi o comunque a essere piuttosto limitato, come si può apprezzare dal grafico. Come si può vedere i rendimenti dell’azionario globale espressi in Dollari o in Euro (valuta domestica) tendono a coincidere.
L’esposizione valutaria è quindi un problema di natura ambivalente o intermittente: può penalizzare l’investire, come può premiarlo. A seconda del momento di mercato, ridurre la quota di moneta straniera nel nostro portafoglio potrebbe considerarsi come una riduzione del rischio valutario o come una distorsione (un home bias) nei confronti della valuta domestica.
Visto la tendenza del tasso di cambio a compensarsi nel lungo termine, riteniamo in questo momento che la diversificazione valutaria con gli opportuni correttivi per limitare la volatilità, resta – insieme alla diversificazione geografica – un’opzione efficiente per l’investitore.
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