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Andamento dei titoli tech, 5 riflessioni

moneyfarm e i 5 titoli tech

Siamo nel mezzo delle earning season negli Usa e l’attenzione l’hanno conquistata ancora i titoli dal settore tech. Nel corso dell’ultimo anno la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica e dei regolatori si è concentrata su queste aziende e sulle contraddizioni del loro modello di business. In seguito alla pubblicazione degli ultimi risultati Apple è diventata la prima azienda a superare il marchio dei mille miliardi di dollari di capitalizzazione.  Al contrario il titolo di Facebook ha polverizzato in una sola seduta circa il 20% del proprio valore in seguito alla revisione al ribasso delle previsioni di crescita della società. Il valore di un azione del popolare social network è sceso dai 217 ai 170 dollari ad azione, l’azienda ha polverizzato in un solo giorno un valore per 120 miliardi di dollari, il singolo calo in una sola seduta più significativo della storia della Borsa americana.

La divergenza della fortuna di queste due società, che viene al culmine di un periodo dove il modello di business delle Big Five (per diversi motivi) è finito sotto la lente di ingrandimento per vari motivi, ha portato molti a chiedersi quale sarà il futuro di questi cinque titoli. Vista anche la grande influenza del settore tecnologico (e in particolare i cinque grandi colossi del tech) sull’andamento dell’azionario americano, vale dunque la pena fare alcune considerazioni, senza la pretesa di essere esaustivi.

 

  • Sembra ovvio, ma è difficile continuare a crescere velocemente per sempre – prima o poi anche i campioni della crescita devono arrendersi alla legge dei grandi numeri. Tutte queste compagnie, in un modo o nell’altro (e a diversi livelli), sono avviate su un sentiero di progressiva diminuzione dei livelli di crescita. Questa tendenza si spiega con il fatto che la rivoluzione digitale sopra il quale queste aziende hanno costruito il proprio incredible successo sta esaurendo la propria propulsione. Questo non vuol dire, però. che bisogna aspettarci un rallentamento repentino. Prendiamo il caso di Facebook: nonostante il crollo in borsa, stiamo parlando di un’azienda che ha aumentato i suoi utili del 30% anno su anno fatturando 13 miliardi di Dollari a trimestre.

 

  • Il primo punto è strettamente legato al secondo: le aspettative contano. Se cresci del 30% quando il mercato si aspetta il 40% il risultato può essere piuttosto negativo per gli investitori. Questo è ancora più vero nel caso un’azione abbia delle valutazioni piuttosto elevata, almeno secondo gli indicatori tradizionali. Per semplificare, si potrebbe argomentare che il valore di un titolo dipende dalla capacità di un business di fare profitti e dalla velocità con cui questi profitti possono crescere. Ma di solito la crescita si inverte più velocemente della profittabilità, un buon business può continuare a generare utili più a lungo di quanto possa continuare a crescere velocemente. In definitiva può essere molto doloroso quando le aspettative su un business cambiano, specialmente quando ci sono segni di minore crescita.

 

  • Minore crescita non vuol dire la fine di un’azione o di un business. Apple ha vissuto una situazione simile (seppur meno drammatica) con le vendite dell’iPhone, passando dai numeri stellari nei primi anni a i numeri più normali di oggi. La crescita delle spedizioni di iPhone è stata solo dell’1% in questo trimestre anno su anno. Gli investimenti massicci effettuati negli ultimi due anni per ampliare il proprio giro d’affari nel campo dei servizi digitali hanno cominciato a dare i propri frutti: insieme Apple Music, Apple Pay e Apple Store hanno garantito fatturati per 9.5 miliardi di dollari nel corso dell’ultimo trimestre. Si tratta del 17% del fatturato totale realizzato dall’azienda.

 

  • Il management di un’azienda è in grado di condizionare le aspettative: nonostante gli utili pubblicati da Facebook abbiano deluso, la reazione del prezzo dell’azione sembra più riflettere i commenti da parte del quartier generale del social network (che ha parlato di crescita più lenta e di maggiori spese) piuttosto che dai risultati in sé. Si parla molto di “visibilità” nella determinazione della performance di un business, ma in molti casi il concetto stesso di visibilità è sovrastimato. Il management dell’azienda ha informazioni migliori e più puntuali rispetto al mercato riguardo le prospettive di medio termine del business. Certo sarebbe azzardato arrivare a dire che Facebook ha volutamente pianificato un calo così netto nel valore dell’azione, ma l’atteggiamento conservativo non stupisce alla vigilia di una fase nella quale i costi del business continueranno a crescere. Così non stupirebbe nei prossimi mesi la notizia che Facebook ha fatto meglio rispetto alle aspettative che sono state stabilite con quest’ultima trimestrale.

 

  • Infine vale la pena spendere una parola sulle valutazioni. Quelle del settore Tech dipingono un quadro molto interessante. La tabella di sotto mostra i rapporti Forward Price/Earnings e Forward Price/Cashflow per alcune tra le principali aziende tecnologiche americane. Non si tratta di un indicatore del tutto esaustivo, ma si possono notare delle particolarità (ad alcune delle quali abbiamo già accennato). Primo, il mercato non pensa che Apple abbia tantissime prospettive di crescita (solo IBM ha un P/E più basso), se assumiamo, semplificando, che maggiori P/E implicano maggiori aspettative di crescita. Amazon ha chiaramente delle aspettative di crescita molto forti implicite nel suo prezzo, il che è abbastanza impressionante per un’azienda valutata oltre 870 miliardi. Anche Microsoft vanta un piccolo premio di valutazione rispetto Apple e uno più piccolo rispetto a Facebook. E infine c’è Facebook, il cui valore sembra essere un po’ economico per un business che cresce il 30% anno su anno. nonostante questo non stiamo di certo parlando dei numeri di un’azienda arrivata alla fine della propria corsa.

 

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